A febbraio nei cinema
Nota del regista

È stato il produttore Giovanni Bertolucci a propormi di girare una storia che in qualche modo si rifacesse ad una mia vecchia commedia di successo di quarant'anni fa, Poveri ma belli, ma poi il detentore dei diritti di quel film, Goffredo Lombardo, ha proibito di utilizzarne anche parzialmente il titolo. In realtà sarebbe stato assurdo rifare Poveri ma belli oggi, perché sono cambiati i tempi, i giovani e la società intorno a loro: il nuovo copione che ho scritto con Bernardino Zapponi racconta tutt'altra vicenda, ambientata ai nostri giorni e con una ragazza e due ragazzi protagonisti. È una storia d'amore e d'amicizia che vede in scena una bella zingara, allegra, furba, un po' matta e un po' ladra, ma dal cuore d'oro, Zorilla, che finirà con l'amare, riamata, Luca e Gino, i due ragazzi romani poveri e belli che le avevano dato la caccia. Così il film si concluderà con un matrimonio a tre (consentito, pare, dagli usi gitani o forse consentito solo dagli autori); e i tre, come nelle favole, partiranno su un carro trainato da cavalli bianchi, diretti forse, come avrebbe detto Zavattini verso un paese dove Buongiorno! vuol dire soltanto Buongiorno! Un film ottimista, in un certo senso controcorrente, perché non parla né di violenza, né di sesso, né di droga. E raccontare una storia d'amore simile è sicuramenete un rischio oggi, ma vale la pena di correrlo, perché essere giovani e belli è un imperativo dei nostri tempi. Ma i ragazzi di oggi hanno serie difficoltà di comunicare tra loro e hanno in realtà bisogno di uno scambio, di sincerità e di fiducia, e di ristabilire tra uomo e donna quel rapporto che si riassuma in una parola che dopo duemila nni viene pronunciata con sospetto, la parola amore. Il femminismo non è passato senza far danni, se è vero quello che paradossalmente dice il film, cioè che oggi ci vogliono due uomini per fare una donna (ma è vero quello che diceva Renan, che le donne, per volere l'uguaglianza, hanno rinunciato alla loro superiorità). Devo dire che Anna Falchi si è dimostrata particolarmente credibile nei panni di una tipica ragazza degli anni '90 (il look zingaro è tornato di moda), più cacciatrice che preda, intelligente, sveglia, volitiva, insofferente alle regole: ha una faccia che somiglia a nessun'altra, ha memoria, ambizione, grinta, tutte qualità che servono per emergere. E poi è bella e, come si dice, buca lo schermo. Ma anche i suoi antagonisti non sono da meno. E spero di poter dire che i nomi di Luca Venantini ed Edoardo Scatà andranno ad aggiungersi ai tanti nuovi volti del cinema italiano, mai come oggi ricco di talenti, attori e registi, a a pieno titolo meritevole di riconquistare l'affetto del grande pubblico. I segni di questa riconciliazione mi pare che si comincino a vedere. E mi auguro che il nostro film si aggiunga ai tanti che la gente comincia ad amare.


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